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microwaves, la rubrica di musica

domenica 21 dicembre 2008

Omero and the Bad Seeds

Omero and the Bad Seeds
L'Odissea nel roccherolle


Non mi dilungherò a iniziarvi alla figura di Nick Cave, vi basti sapere che iniziò a fare punk-rock noise paranoide negli anni '80 con i Birthday Party nella natia Australia. Insieme a Blixa Bargeld (fra le menti dei maestri del noise tedesco Einsturzende Neubauten) formò i Bad Seeds, con i quali proseguirà il genere, fino ad arrivare al 1990 con The Good Son dove il suono si fa sinfonico mentre il concetto rimane apocalittico e fatalista. Cave, grosso tossicodipendente, si cura e passa gli anni '90 fra ballate di pianoforte e un rock tutto sommato più canonico ma mai lindo. Cave e i Bad Seeds si reinterpretano gloriosamente nel film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino, nel periodo di From Her to Eternity. Brano al confronto del quale il doppio album Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus del 2004 riesce una camomilla. Tre anni dopo Nick si fa crescere due baffi francamente imbarazzanti e insieme a Warren Ellis (il violin-ex-machina dei Dirty Three...ma quante ce ne sarebbero da dire!) si dà a un punk più libero e brainless (cf. No Pussy Blues), sotto il nome di Grinderman. Infine, questa primavera, con tutti i Bad Seeds fa uscire -sempre coi baffi- Dig!!!, Lazarus, Dig!!!, una raccolta di rock asciutti pieni di rumori con un paio di canzoni veramente valide: l'ultima traccia è quella di oggi, More News From Nowhere, canzone che dura 7.58 poco densi e piuttosto uguali fra loro.



Un eco di chitarra distorta si fa sentire lontano dall'inizio , a memoria di che cosa si stia cercando. Il cantato è nel pieno stile dell'ultimo Cave, versi a metà delle battute, come fossero costantemente interpretati da un attore sulla scena -non a caso Cave ha sempre avuto molto di teatrale in quasi tutti i suoi aspetti, nella retorica delle canzoni come nella sua figura di nuovo vero poeta maledetto- ma senza sfociare mai nel parlato, quindi senza mai abbandonare il filo della melodia.
More News from Nowhere è un canto di smarrimento e disagio regolarizzato, o per meglio dire, di una persona qualunque innalzata più o meno suo malgrado allo status di poeta per il fatto che si trova spaesato e in incommensurabile disagio nel mondo attorno. Non un ribelle romantico, non un anarchico punk, neanche una requisitoria da cantante folk à-la-Dylan, quasi più il Thom Yorke di No Surprises, ma con molta più vitalità e ironia. Potremmo dire un Odisseo che non si prende sul serio neanche per un momento, anzi, si ride un po' dietro da solo: alla mia età, ancora in giro a fare queste cose!
E non abbiamo parlato di Odisseo immotivatamente perché si dà il caso che More News From Nowhere sia infarcita di riferimenti piuttosto diretti all'Odissea e ad alcuni degli episodi più famosi di essa. Analizzeremo il più brevemente possibile le parole con particolare attenzione ai punti paralleli con l'opera di Omero.
Dopo una breve intro, la scena si apre con le scene di un party apocalittico dove la voce narrante inizia col vedere i suoi amici “in high places” e non sa cosa è cosa e chi è chi, “they've stolen each other's faces”. Questo non è un riferimento particolaei, se non uno dei sintomi dello smarrimento generale che impera kafkianamente per tutto il brano o, forzando un po', può rappresentare lo scarso feeling fra Odisseo e i suoi compagni che durante il poema ha causato più di un problema; dunque possiamo quasi dire che parliamo di Nick Cave senza i Bad Seeds!
Appare subito Janet, piena di piume di cuscino, conosciuta per “make dead groan/ in any kind of weather”. Cave striscia fino a lei e prova a impezzarla con una frase molto musicale come “you are the one/you are the sun/ and I'm your dutiful planet” che può suonare tanto intrigante quanto ridicola: difatti va male, perché con Janet questo tipo di cose non attacca, cause she has heard that shit before. Con una teatrale coblas capfinidas, dopo il ritornello che per ora tralasciamo, entra in scena Betty X, che “è uguale a Betty Y meno quel cromosoma fatale”. Ora, se Betty X è una donna avrà cromosomi XX, mentre Betty Y avrà XY e ciò significa che è un maschio. Meglio fermarsi a ciò che ci viene detto esplicitamente e lasciare a ognuno l'interpretazione. I capelli di Betty X sono come “the wine dark sea in which sailors come home”. Cave ci prova ancora, nel senso migliore del termine, “mi piego vicino alla sua gola:
<>”. Ma Betty non ci sta e ribadisce il fatto che la luce appartenga a lei, al che Cave respinto per la seconda volta viene travolto dal vento che soffiava nelle sue parole e rotola via per la stanza. Eccoci al primo riferimento! E' noto il passaggio del libro IX in cui Odisseo arriva all’isola Eolia, dove il re dei venti Eolo gli regala un otre in cui racchiude tutti i venti negativi e concede una brezza favorevole al ritorno. Purtroppo i compagni di Odisseo credono che si nasconda un tesoro e lo aprono scatenando una tempesta. Qui il parallelismo è decisamente vago, ma è un'ottima occasione per mettere in chiaro che questa canzone non è organica né sistematica rispetto all'Odissea. Si tratta di una canzone rock, non scordiamocelo. Tuttavia di seguito giunge il pezzo più fedele al poema e, credo, più divertente delle canzone. Cave vede questo tizio alto circa 100 piedi con un occhio solo che gli chiede l'autografo, al che il furbo Nick si firma “Nessuno”, si avvolge in un mantello di lana e lo accieca con la sua penna. L'episodio omerico è forse fra i più noti: sempre nel libro IX Odisseo e compagni sbarcano nella terra dei Ciclopi, dove vengono catturati in un antro da Polifemo, che divora un paio di compagni e comincia a parlare con Odisseo che dice di chiamarsi Nessuno (stratagemma che gli tornerà utile quando Polifemo chiedendo aiuto agli altri ciclopi griderà “Nessuno mi fa del male” verrà per questo deriso e lasciato al suo destino). Riuscirà a farlo ubriacare e ad accecarlo con un ramo infuocato e si salverà aggrappandosi al ventre di un ariete .
Nick comincia a sentirsi disturba', come diceva Renato Carosone, perché qualcuno deve aver messo qualcosa nel suo drink: tutti sembrano strani e “metà della persone si è trasformata in maiali che strillano e l'altra metà sta cucinando”. La prima parte cita senza dubbio al sortilegio compiuto dalla maga Circe che è invertito cronologicamente rispetto al secondo riferimento: la tempesta causata dall'apertura dell'otre dei venti aveva spedito la compagine greca nella terra dei Lestregoniani, giganti mangiatori uomini. Odisseo rimarrà poi un anno sull'isola di Eea a convivere con Circe: non esattamente “let me out of here”...
“And I saw Miss Polly singing with some girls/ I cried ” Le sirene che attirano promettendo conoscenza col loro canto hanno qui le sembianze di una certa Miss Polly, che, guardando il video della canzone si scoprirà essere la cantante Peaches Gedolf; Nick, da bravo, si fa legare all'albero maestro per ascoltare essendo costretto a resistere.
Per brevità tralasciamo le serate del nostro eroe insieme a una nuda “principessa nubiana” con cui, eufemisticamente, tracciò “la carta del movimento dei pianeti”; di seguito però dice che rimase “between her legs” per 7 anni, lo stesso tempo per cui Odisseo è stato ospite della ninfa Calipso sull'isola di Ogigia, bramando disperatamente il ritorno (“pining for my wife”) e, analogamente, si ritrova zuppo su una spiaggia: Odisseo verrà trovato da Nausicaa, mentre Cave trova tal Elena e i suoi occhi neri. Elena “si è fatta una trasfusione/ si è riempita di sangue di panda/ per evitare tutta la confusione”. Poiché poco dopo si parla di “psychotropic leaves“ il riferimento (in negativo) alla droga è sicuro.
Iactatus come Enea -si perdoni il flash latino- ha la visione di Deanna, che addita come causa degli orrori che gli sono capitati, ma di cui pare che non possa fare a meno, almeno da un punto di vista affettivo, dato che “mi strofino la faccia nel suo vestito/ molto dopo che se n’è andata”. L'ultima strofa cambia decisamente tono ed esplicita il messaggio concettuale della canzone: “And don't it make you feel so sad/ Don't the blood rush to your feet/ To think that everything you do today/ Tomorrow is obsolete/ Technology and women/ And little children too/ Don't it make you feel blue?”. Papale papale, è un mugugno allegro di disorientamento e disagio ammesso ma non concesso. Papale papale, è un mugugno allegro di disorientamento e disagio ammesso ma non concesso. Avevamo lasciato indietro fin ad adesso il ritornello, che credo faccia più effetto posto alla fine: “and don’t make you feel alone
Don't it make you wanna get right back home?”
E quali sarebbero queste “notizie provenienti da nessuna-parte”? Probabilmente è sempre questo circo di cazzate e showbusiness in cui Nick Cave si è trovato cinquantenne e naufrago.
Sempre ridendosela sotto I baffi, però.
Filippo Batisti
(un ringraziamento sentito alle prof Frascaroli e Cervellati!)