-CLAXON-

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microwaves, la rubrica di musica

domenica 1 giugno 2008

Meno Disco Più Pax

Offlaga Disco Pax- Bachelite (2007)

Un mio amico mentre si ascoltava questo secondo disco degli Offlaga a casa sua, fra la ricerca del divino in un Delta e l'elogio dei baffi di Ruffini, ha pronunciato una frase nella sua [in]genui[ni]tà vera come una legge di Mendel: “Sembrano molto i Lunapop.”

...Prego?

“Sì, rispetto all'altro disco le musiche mi sembrano molto più nananà”.

All'inizio avevo accartocciato questa considerazione fra le tante bagatelle che il mio amico spesso sintetizza oralmente, anche perché fatta dopo un ascolto collettivo distratto a un volume che a malapena faceva vibrare l'aria. Ma come ogni grande motto, mi si è rivelato solo un paio di giorni dopo, nel caos dell'ipermercato. Ebbene, meditando, rimuginando e andando a fare il bollino blu ai recettori cocleari, riascolto. E, urca, l'amico ci aveva ragione, e come ci aveva ragione!

Metodo, melodia, miele: di questo è composta la Bachelite prodotta a Cavriago (RE). Con ordine: l'arte degli Offlaga è un matrimonio fra parole e musica. Gran banalità, va da sé, ma chi li ha ascoltati capisce di cosa ciancio: il parlato, recitato più che altro, di Massimo Collini è essenzialmente alieno alla musica che ci ascoltiamo accanto, essa è un tappeto su cui egli ricama in altro materiale, in altra densità, autonomamente. A essere industriali, il rumore di una città, di minuti di vite in posti significativi di decadenza su cui un uomo di barba e capelli con del tempo libero proclama leggendo dal suo foglio scritto al computer, rincorrendo sulla sua Golf la band ogni volta, che va per i fatti suoi.

Bachelite, si diceva. Dove è finita la drum machine a 16 KHz che a ogni colpo ci martellava, vera iscrittrice del ritmo standardizzatamente folle della vita a metà fra sogni intra-ideologici e oggettività sporca e secca che sono le storie di Collini. La drummachine c'è, ancora, ovviamente; già di per sé meno acida, se prodotta in bachelite ha ancora meno ragione di stupire, non più parte integrante e implacabile antagonista accettata per necessità, ma ancella di un suono più pieno, più pastoso. Ma liscio, come il liquido quasi blu che trovi nelle palline con la neve e i monumenti: va giù leggero in gola.

Fra le prove tecniche e la copertina che da biancamente bambinaia diventa strutturata e nera -ma mai senza il tocco di soviet vintage!- corre una differenza di approccio, o meglio di sensazione di partenza: Socialismo Tascabile ha tutta una rabbia di fondo, o in generale, sentimenti negativi. Anche Robespierre, la canzone simbolo, che come spesso accade per le canzoni simbolo è la meno rappresentativa dell'album, è una parata di decadenze nostalgica (auto)ironica, nonostante il ritmo sostenuto e la busseria assurda. Bachelite è invece più una cronaca, piattamente critica. Sensibile non ha la stessa verve di assalto all'arma rossa di Tatranky; Fermo! è un altare di sole e nebbia, docile e pieno, invertebrato come il suo protagonista. Onomastica, paragonata e assimilata parallelamente a Robespierre, è alla fine il pezzo più incazzato del lotto. Ma non ha niente di Socialismo Tascabile, è più forma che altro. Eccoci qua, Bachelite, più forma che materiale. Non che manchi la sostanza, ma a 'sto giro passa in secondo piano, esclusa forse la magistrale, vero capolavoro del disco, insieme e forse meno di Ventiminuti (che però ha avuto il suo bel predecessore parallelo in Defonseca), è Cioccolato IACP. Ah, dice che era stata scritta prima di tutte le altre, al tempo del primo album? Qualcosa si spiega. Manca poi la ciliegina! : l'ermetismo di Enver, una poesia elettrica, pura e sensoriale. Invece la plastica rossa delle radio (la bachelite serviva anche a questo) ha una nuova tipologia di racconto Disco Paxiano: Ventrale, un racconto di ideologia e iconografia ufficiale sbiadita dal sudore, rosa, in bianco e nero, vivida come gli uomini in pantaloncini che abitano le menti di ogni appassionato di sport minori (questa sì che sa di Robespierre, altrochè). Manca Khmer Rossa, il cui corrispettivo è probabilmente Cioccolato IACP, se non altro come argomento, a pensarci può anche andar bene così.

Insomma, due album paralleli e tangenti, ramificati su iperboli discendenti, a volte.

Ai primi ascolti avevo apprezzato il cambiamento di strumentazione (o meglio del suo uso, anche perché con una tastiera ormai puoi anche remixare il genoma umano): una cosa, durante i riascolti post-illuminazione-by-Cesare-Cremonini, che però me lo ha fatto scadere è stato constatare una, almeno per me, almeno in quel momento, somiglianza col disco dei My Awesome Mixtape, nella strumentazione elettronica, appunto. Ma piano, probabile che tutto questo sia dovuto alla mia poca esperienza di questo tipo di musica elettronica.

Tornerò ad ascoltare altri dischi, a casa del mio amico.