-CLAXON-

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microwaves, la rubrica di musica

sabato 22 dicembre 2007

When Christmas finally comes and nobody's got a gun -L'ARTICOLO

Riporto il testo dell'articolo apparso sul giornale, tale e quale:

When Christmas finally comes and nobody's got a gun

(tell the elves to fuck themselves)


Il genere della compilation di Natale, specialmente se parliamo di compilation alternative (nel senso meno caratterizzato del termine) è un genere assolutamente abusato: cercando un pochino potrete trovare diversi siti e blog che hanno catalogato e scelto per i propri lettori una serie di brani più o meno tradizionali e più o meno cool. Noi, invece, che siamo di più larghe vedute, e che siamo contro la stereotipicità dell'alternatività delle festività, vi snoccioleremo un rosario di canzoni non solo prettamente natalizie, ma più in generale invernali: una piccola serie dai mood più diversi per i vostri momenti dicembrini, davanti al fuoco in vestaglia o sorseggiando uno scotch, in giardino a fare uomini di neve o stesi nel parco a disegnare cerchi nella neve con le braccia o andando per boschi a caccia di scoiattoli e cinghiali, o impegnati in qualunque altra vostra perversione stagionale. [...]

Una piccola gag per iniziare, The Emperor, di Smog, un cantautore anni '90; di seguito, un inizio veramente soft (Rudolph the Red-Nosed Reindeer dell'innocuo Jack Johnson), ma per scaldarci ed entrare in atmosfera (raffreddandoci, allora!) occorre NYC degli Interpol: un'atmosfera assolutamente da guanti e berretto, forse non voluta, ma noi la sentiamo così. Per trovare un po' di allegria, un po' di neve e voglia di ballare, riscaldati da uno whiskey, Me & and the Major, dei Belle and Sebastian: quanti di voi ogni mattina vedono sul bus qualche personaggio folkloristico che magari vi impezza sempre, parlandovi dei Roxy Music o dei New Trolls? (le mie conoscenze si fermano al maniaco del 94, ma io d'altra parte vivo in provincia). Un po' di raccoglimento con Tori Amos, la rossa di ghiaccio, che ci canta un classicissimo “Have yourself a Merry Little Christmas” e per continuare sull'onda dell'emozione, un altro cantautore, Conor Oberst, meglio noto come Bright Eyes, che ci urla la voglia di scappare verso lidi più caldi e sicuri in “If Winter Ends”. Energia e scossamento di posteriori con un sano “Rock'n'roll Santa” regalatoci da Yo La Tengo, che hanno invero dedicato un intero album a riletture di canzoni natalizie. Blocchi, isole, montagne di ghiaccio con gli islandesi Sigur Ròs,Fluguflersarinn”, sette minuti di turbamento cristallizzato in stalattiti smussate. A ritornare sulla terraferma priva di permafrost ci aiutano gli Starflyer59 con gli echi blueseggianti di “Holiday Song”, Visto che non possiamo mai stare allegri, come vorrebbe Dario Fo, “Cold White Christmas” di Casiotone for the Painfully Alone (Casio-tone, nel senso proprio delle tastiere Casio) riesce a emozionarci anche nel millennio dell'elettronica; moderni, classici, originali e tradizionali sono i Flaming Lips quando ci propongono l'ottimista “A change at Christmas”. Bene!, ora si comincia con le vaccate: il deejay della BBC -uno dei pochi degni di questo nome- John Peel buonanima organizzava dei party musicali di Natale, invitando le meglio band a suonare in radio; ne troverete su internet, insieme a tutte le “Peel Sessions”, live radiofonici che ogni band che si rispetti, soprattutto se inglese, ha nella propria discografia, cercare per credere: ascoltando“The Twelve Days of Christmas”, canzonetta gag interpretata dai Belle&Sebastian si può avere idea del clima allegramente cazzeggiereccio che tirava in quelle occasioni, a deeply moving experience, come riassume bene lo stesso Peel. Riabbottonandosi la giacca e cercando di darci un contegno, ascoltiamo accorati “Christmas Song” dei Mogwai, uno strumentale di calcolata passione, ma, come questi maestri di Glasgow ci hanno abituato, sempre commovente. Per la serie “anche i punk fanno il presepe”, in prima fila ci sono i Ramones con “Merry Christmas (I don't want to fight tonight)”. Una voce tanto inconfondibile quanto quella di Joey Ramone è quella dell'ultimamente transeato James Brown, “Santa Claus Go Straight to the Ghetto” è un inno funk atto a propiziare le danze, che continueranno col rock Sixties dei Sonics, coverizzato molto bene dai soliti Belle and Sebastian in “Santa Claus”.

Se volete prendere per mano la vostra signora e incominciare un lento, è questo il momento: sul disco gira “Winter” dei sempiterni Rolling Stones, una ballata nel loro stile, fra pianoforte e chitarre che qualche anacronistico disinformato farebbe risalire ai Verve dei tempi migliori.
Visto che stiamo andando troppo sul classico, meglio dare uno schiaffo di diversità con i
White Stripes, con la ruvida “Candy Cane Children”. E' tempo per il pezzo forte della compilation, Feliz Navidad, di El Vez avete presente Johnny Rotten? Dopo i Pistols fondò un gruppo di punk dark-psicotico-claustrofobico chiamato Public Image Limited (PIL). L'unica loro canzone che si potrebbe definire tradizionale è la self-titled “Public Image”, che è stata appunto ripresa da un tizio, un impersonator di Elvis in salsa latino americana, detta così un coglione, ma il ragazzo ne sa, basta controllare la homepage del suo sito. Insomma, un intrattenitore latino americano piacione che si veste come Elvis e storpia in chiave natalizia un inno punk: niente che i Broccoli non abbiano già fatto.

Se la signora dopo il primo lento e i due scatenati intermezzi non è ancora svenuta (o se siete stati timidi la prima volta e non l'avete invitata a ballare) ora vi potete rifare grazie a mister Marvin Gaye: “I Want to Come Home for Christmas” è un bel soul lento, romantico, a suo tempo fu anche una canzone anti-Vietnam. I cinefili (ma senza per questo discriminare i cinofili) si ricorderanno nella colonna sonora di uno degli Spiderman la canzone Signal Fire degli Snow Patrol, molto toccante, no? Una canzone non dissimile è “ When I Get Home for Christmas”, stessa formula, questa è forse meno efficace, ma lo stile è inconfondibile. Arriva ora una canzone che non ha assolutamente nessun motivo preciso di stare qui, perché non è tanto invernale e men che meno natalizia, ma la distorsione shoegazing selvaggia della tastiera e la batteria elettronica mi danno una vaga idea di festività: Keep Your Dreams, direttamente dal '77 dei Suicide.

Ora, quando sentirete giungere dall'altra stanza la voce stizzita dei vostri che presentandosi con una pallina dell'albero in una mano e una fetta di pudding nell'altra, chiederanno: “ma che cazzo è sto bordello?”, una buona carta per metterli di buon umore e renderli misericordiosi sarà “Holly Jolly Christmas”, la cantava da Burl Ives quando i vostri erano hippie e avevano ancora i capelli: un classicone che piacerà anche al gatto o alla vicina. Per farli cascare addormentati sul divano, visto che loro non potranno apprezzare Lake Speed, passate ai Labradford. Sax e voce suadente per i Morphine (omen nomen mica da niente) con Sexy Christmas Baby Mine. Mentre per far addormentare, vista l'ora tarda, vostro fratellino fate partire a volume delicato la ninna nanna dei Yo La Tengo, che vi intoneranno “It's Christmas Time”. Ora che i non degni giacciono, un po' di groove riparatorio (e malizioso): Christmas with you is the best, di certi Long Winters, di Seattle, in cui si è trovato invischiato anche il buon Ken Stringfellow (come “chi è?”! Se ascoltate i REM dovreste saperlo!). Visto che vogliamo sfiancarvi, dateci dentro finché il cotonato James Brown, ancora, propone il suo “Funky Christmas”. Per rilassarsi, e magari commoversi un po', ascoltiamo Simon & Garfunkel, che ci cantano a song about loneliness, “I Am a Rock”, semplice e cantautoriale quanto basta. Non addormentiamoci però, a dispetto della stanchezza, The New Year, uno slow-core accelerato (no, non è un ossimoro pleonastico) ce la suonano, sempre dalle parti di Seattle,i Death Cab for Cutie. Ora arriva quella che forse è la nostra preferita, fra le canzoni originali, di questa compilation indie, Just Like Christmas, un viaggio scandinavo che sa di neve e cieli azzurri dalla bianchezza, e depressioni dal sapore tantrico. Ci fanno questo regalo i Low, band lo-fi minimalista intellettuale di Minneapolis, sulle scene da una dozzina d'anni.

Il nostro tempo sta per scadere e scelgo i Mogwai di “Xmas Steps”, che mostrano il lato oscuro dell'inverno e del Natale di tutti noi (esiste anche la versione scritta “Christmas Steps”, che è più pulita e arrangiata meglio, ma io preferisco questa, tratta da un EP, più ruvida). Se non siete caduti in coma o, nel caso, per farvi riacquistare conoscenza, Christmas is going to the dogs fa al caso vostro, gentile offerta degli Eels. La bellissima Cat Power si arma di piano e pennello e ci dipinge un bellissimo acquerello novembrino, “I Don't Blame You”. Siamo ormai giunti alla fine, è già il 7 gennaio, l'odore di neve sarà sostituito dal mefitico lezzo delle mura di Palazzo Lambertini (anche se in verità vicolo Stradellaccio piglia molto peggio), perciò, novelli Beppe Grillo, affanculo tutte queste vacue e melense festività! I Monty Pithon , degli storici e geniali comici inglesi, sono i nostri eroi, e cantano il nostro inno: Fuck Christmas!


Filippo Batisti (con la collaborazione concettuale di Marta Giacomoni)

sabato 15 dicembre 2007